Grotta Breuil è una delle numerose cavità che si aprono sul versante litoraneo del Monte Circeo (Latina, ca. 100 km a sud di Roma).
Fu scoperta per la prima volta nel 1936 da A.C. Blanc, L. Cardini, H. Obermayer e H. Breuil (a cui la grotta venne dedicata) durante esplorazioni sistematiche del territorio pontino e, successivamente, negli anni ’40 vi furono effettuati alcuni sondaggi esplorativi.
È però solo nel 1986 che l’Istituto Italiano di Paleontologia Umana, in collaborazione con il Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo dell’Università di Roma “La Sapienza”, si interessa nuovamente al sito e sotto la direzione del prof. A. Bietti iniziano nuove campagne di scavo che sono continuate sino al 1998.
La grotta si estende da ovest verso est per ca. 35 m per una larghezza di 12 m; il deposito interno, fortemente inclinato, è riconducibile al Musteriano finale, con una datazione per lo str. 7 pari a 33.000 ± 4.000 BP.
Durante gli scavi sono stati rinvenuti pochi e frammentari resti umani che comunque mostrano una chiara morfologia neandertaliana. La mammalofauna, costituita prevalentemente da ungulati (Cervus elaphus Capra ibex, Bos primigenius, Dama dama, Rupicapra rupicapra, Capreolus capreolus, Equus ferus, E.hydruntinus) mostra differenze nelle specie fra lo strato più alto (3), dove per questioni climatiche domina lo stambecco, e gli strati inferiori (4-8) in cui il cervo è largamente prevalente. Un’ulteriore differenza fra questi due gruppi di livelli riguarda i carnivori che sono soprattutto di grande taglia (es. iena, orso, lupo) nello strato più alto e di taglia più piccola (volpe) in quelli più bassi. Le frequenze delle industrie litiche e delle modificazioni umane rispetto a quelle dei carnivori sono concordi con questa suddivisione che indica quindi una frequentazione meno intensa da parte dell’uomo nel periodo corrispondente allo strato 3. Anche la distribuzione spaziale dei reperti faunistici appare più random nello strato frequentato dai carnivori e più “organizzata” nei livelli che indicano una maggiore presenza umana.
Interessante in questo sito è la sporadica utilizzazione degli uccelli, testimoniata da tracce di taglio su ossa di volatili, e dei pesci (per questi ultimi si hanno solo indicazioni indirette tramite l’analisi delle tracce d’uso sulle industrie litiche).
Gli ungulati, soprattutto negli strati inferiori, erano cacciati attivamente e selezionati sulla base dell’età (prevalentemente individui prime che fornivano la maggiore quantità e qualità di risorse) e del sesso (quasi esclusivamente femmine, come indicato dalla morfologia dei canini vestigiali) con modalità quindi che potremmo definire “moderne”. Il pattern riscontrato per lo strato 3 mostra invece una sovrapposizione fra l’attività del Neandertal e quella dei grandi carnivori che non permette di isolare in maniera univoca il comportamento umano. L’analisi della frequenza delle parti anatomiche suggerisce come gli animali venissero riportati interamente al sito, mentre lo studio tafonomico delle modificazioni sulle ossa indica che le carcasse subivano tutte le fasi della macellazione, dallo spellamento all’estrazione del midollo.
Particolarmente interessante, e ulteriore esempio di “modernità” del comportamento dei neandertaliani di Grotta Breuil è la presenza di un possibile osso lavorato che mostra tracce patterend che non sono spiegabili con semplici attività di macellazione o processi naturali.
I dati faunistici hanno inoltre permesso di ipotizzare per questo sito una funzione residenziale stagionale con una frequentazione fra l’autunno e la primavera, concentrata però soprattutto durante l’inverno.
Le industrie litiche sono caratterizzate dall’uso, come materia prima, di piccoli ciottoli, come accade anche in altri giacimenti del territorio della Pianura Pontina. Lo studio tecnologico dei materiali mostra l’utilizzazione della percussione su incudine che è abbondante negli strati 8 e 7, mentre diminuisce notevolmente nello strato. 6 e praticamente sparisce con lo str. 4, dove incomincia un débitage più laminare, da nuclei pseudioprismatici, ben affermato poi nello strato. 3. Il débitage Levallois (e/o a distacchi centripeti poiché non è data, con materie prime di dimensioni così piccole, la possibilità di distinguere un débitage discoide) continua comunque a essere ben rappresentato.
In apparente contrasto con la variabilità quasi “progressiva” della tecnologia litica e con la “modernità” riscontrata nel comportamento dei Neandertaliani di Grotta Breuil per quanto riguarda lo sfruttamento delle risorse faunistiche, si osserva invece un certo carattere di primitività nelle strategie di approvvigionamento di materia prima: infatti non è attestata in alcun modo incontestabile la presenza di materia prima esotica, ben conosciuta invece nel Paleolitico superiore della stessa regione.